Il ragazzo che cercava l’ovest

tramonto

“All’ombra dell’ultimo sole

S’era assopito un pescatore

E aveva un solco lungo il viso

Come una specie di sorriso…”

Il pescatore, Fabrizio De André

 

A Gaspare, amico, per avermi fatto conoscere De André.

A Nino, amico, per lo stesso motivo. In memoriam.

 

Un ragazzo. Il tramonto. Un ragazzo e il tramonto. C’era quindi un ragazzo che correva come impazzito giù per la strada. C’era un ragazzo che pareva spaventato e c’era il sole che spariva. Il ragazzo è giovane. Vent’anni? Forse. Forse di meno. Forse di più. Il ragazzo è giovane e quindi corre. Corre come se nella vita, nella sua vita, ci fosse il tempo per correre. Senz’altro. Il ragazzo veste abiti logorati dal tempo. Camicia giallastra, un tempo bianca come una bandiera. Pantaloni neri, corti. Scalzo, ma corre lo stesso.

Il ragazzo arriva in riva al mare e la sua reazione è strana.

  • No! No, no, no! Non è possibile! – urla.

Il ragazzo è talmente offuscato da quello che lui considera impossibile che non vede la figura di un uomo anziano. Nemmeno l’uomo anziano pare notare la presenza del ragazzo che urla.

  • Il mare! È il mare! Come potrò mai andargli dietro se c’è il mare? – continua ad urlare il ragazzo. La domanda non è rivolta all’uomo anziano. Non è rivolta a nessuno.

L’uomo anziano. Il tempo. L’uomo anziano e il tempo. L’uomo anziano è seduto sulla sabbia della spiaggia dove è appena arrivato il ragazzo che urla. L’uomo anziano pare un pescatore. L’uomo anziano pare assopito, ma lo pare soltanto. L’uomo anziano in realtà sta mangiando un pezzo di pane. Il pane in bocca. Il bicchiere di vino in mano. Il mare negli occhi. Il mare. L’uomo anziano pare guardare il mare come chi guarda il vuoto. Così tanto l’ha guardato che ora è il mare che guarda lui. Il mare rosso fuoco perché il sole se ne va. Fino a domani. Fino a domani?

L’uomo anziano ingoia il pane e beve un po’ di vino. Ad un tratto, come svegliato da un sonno profondo, si accorge che la sua solitudine non è più sola. C’è un ragazzo in ginocchio sulla sabbia. Pare stia piangendo. L’uomo anziano si accorge che non piange di felicità nel vedere, forse per la prima volta, l’immensità e la bellezza di un mare di fuoco.

  • Che c’è? – l’uomo anziano chiede al ragazzo il tutto con solo due parole. La sua voce pare l’eco del vento che esce dal profondo di una grotta. Forse è il vento che esce dal profondo di una grotta. Il ragazzo si gira verso di lui come chi riesce a vedere per la prima volta. Il suo sguardo non è più spaventato, ma stupito.
  • Che c’è? –richiede l’uomo anziano dalla voce di vento.
  • È il mare. – risponde sbalordito il ragazzo.
  • È la prima volta che lo vedi? –chiede ancora l’uomo anziano.
  • No…non è possibile…- balbetta il ragazzo.
  • È possibile perché esiste. – dice l’uomo anziano come una sentenza.
  • Io devo andargli dietro! –urla di nuovo il ragazzo.
  • Dietro a cosa? – dice l’anziano e beve ancora vino.
  • Al Sole! Alla luce! – il ragazzo non pare starci più con la testa.
  • Che grande idiota sei. – sospira l’uomo anziano.
  • Come? – il ragazzo pare offeso.
  • Mi hai capito bene. Sei idiota. – ripete l’uomo anziano.
  • Come? Perché? – dice il giovane.
  • Non puoi andare dietro al Sole. È qualcosa di stupido. – sbadiglia.
  • No, non lo è! – urla ancora, più disperato di prima. – Non è impossibile perché senza il Sole non c’è la luce e senza la luce c’è il buio. E il buio non è niente. Se arriva il buio non esiste più niente. Tutto sparisce!
  • Decisamente sei idiota. Hai mai visto la Notte, tu? – dice aspro l’uomo anziano.
  • La Notte? – risponde sorpreso il ragazzo.
  • La Notte, ragazzo, è la sorella del Giorno. Non è il vuoto, il vuoto non è Lei. La Notte serve al silenzio, a volte, ma non al buio. Il buio non può esistere, la Notte ha la Luna, anche quando lei non c’è, ci sono delle stelle. Inseguire il Sole per paura del buio è così tanto stupido come non parlare per paura del suono.

Il Sole si allontana di più ad ogni minuto trascorso.

  • Io, invece, ho paura. Il Giorno, la luce, il calore del Sole, è tutto ciò che conosco. Cosa potrò mai fare se tutto questo sparisce? –chiede il ragazzo, nuovo nel fare delle domande.
  • Vivere. Abituarti alla Notte come ti sei abituato al Sole. Se la Notte non arriva, se il Sole non va via, come mai potrà il mondo aprire gli occhi alle stelle e far sì che queste guardino il mondo?

Il ragazzo, silente, guarda l’uomo anziano. Poi gli risponde.

  • Ricordo soltanto una Notte. Sì, ora la ricordo. È come se la mia testa l’avesse cancellata dalla mia memoria…
  • Ebbene…è stata bella, quella Notte? – chiede spensierato l’uomo anziano.
  • No– il ragazzo con gli occhi terrorizzati guarda il mare più oscuro ad ogni secondo e ripete con un filo di voce. – No.
  • Perché?

Qualche lacrima curiosa bagna gli occhi del ragazzo terrorizzato.

  • È stata…non c’era la Luna, non c’erano le stelle. Solo c’era il buio…e il silenzio. – balbetta il ragazzo.
  • Il silenzio? – chiede l’uomo anziano.
  • Sì…non all’inizio. Nelle prime ore c’erano delle persone che protestavano e si lamentavano che il Sole non c’era più, e che non c’erano nemmeno la Luna o le stelle. Dopo alcune proteste, però, si è sentito un grande rumore, un frastuono orribile, ma era così buio che non potevamo vedere cosa stesse succedendo. Poi il nulla. La Notte sembrava durare l’eternità. Anzi. Per molte delle persone che erano con me è durata veramente l’eternità. In molti non hanno più visto l’aurora. Ricordo il freddo. Faceva freddo. Era d’estate ma faceva freddo come fosse Gennaio. Quando, stanco, mi sono seduto sul pavimento, ho sentito del gelo rompersi. O forse erano delle ossa altrui nella terra a rompersi. Il buio era così profondo da non riuscire a capirlo. Dopo un po’ tutti hanno fatto silenzio. Nessuno parlava. Nessuno piangeva. Nessuno voleva nemmeno respirare forte. Nessuno. L’aurora è arrivata maledettamente in ritardo. Così abbiamo pensato tutti. Quella mattina, l’ultima fino ad oggi, abbiamo cercato delle persone che la sera prima c’erano ma non vedevamo più con la luce dell’alba. Sono trascorse delle ore quando ho notato che il Sole iniziava a tramontare. Mi ha invaso il panico. Da quel momento non ricordo altro che andare verso l’ovest. Verso il Sole.

Il ragazzo tace e cala il silenzio fra di loro. Non è, però, un silenzio ostile come quello descritto dal ragazzo poco prima. È invece un silenzio che urla comprensione.

L’uomo anziano tossisce. Poi parla.

  • Non possiamo evitare la Notte. Il Sole deve per forza andare via. È la sua natura. È come deve essere. Hai vissuto il grande buio. Nessun giovane dovrebbe mai subirlo, ma il grande buio non fa differenze. – l’uomo anziano beve un sorso di vino. – È strano, però. Sono un uomo anziano, io. Ne ho vissuto diversi, di grandi bui. Mai, però, sono scappato all’alba. Non c’è la Luna? Sia. Non ci sono le stelle? Bene, è qualcosa di più raro ma si può ancora risolvere. Se il buio è tale da non poter vedere niente intorno, accendi qualche luce. Puoi. Sai farlo. Bisogna soltanto volerlo e non rimanere seduto a terra a piangere l’infortunio. Così facendo, pur di non affrontare la realtà, affronti l’impossibile.

Il silenzio che pochi minuti prima se n’era andato, ritorna a fare compagnia al ragazzo e all’uomo anziano.

L’uomo anziano prende il suo zaino, compagno silenzioso sdraiato sulla sabbia fin dall’inizio. Prende dall’interno una bottiglia di vino rosso e ne riempie il bicchiere. Questa volta, però, non lo beve lui. Lo dà al ragazzo.

  • Bevi. – l’ordine è breve quanto chiaro. Il ragazzo beve.
  • È forte. – si lamenta.
  • Sempre lo è. – dice l’uomo anziano, che dopo aver parlato apre ancora lo zaino e prende una candela e un accendino. Si alza. Li dà al ragazzo.
  • Tieni. Lotta. – l’uomo anziano chiude lo zaino, lo prende e se ne va.

Il ragazzo sorride mentre guarda gli ultimi attimi del tramonto.

 

Ringrazio Anna Paola per la correzione del testo.

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